Natale bussa con gioia e allegria alle nostre porte. I ritmi accelerati e lo shopping frenetico di questo periodo, però ci possono facilmente distrarre dalle consuetudini e dalle buone norme di igiene che abbiamo imparato ad adottare negli ultimi anni.
Ad esempio, dopo una giornata tra camerini e prove, la targhetta dei vestiti appena comprati non è indice d’igiene.
Il Dipartimento di Microbiologia ed immunologia dell’Università di New York, ha analizzato 14 abiti nuovi e ha individuato degli “indossatori” inaspettati. Residui cellulari, lieviti e batteri sono stati evidenziati su giacche e pantaloni, in particolar modo tra le cuciture che rivestono ascelle e natiche. Secondo questa ricerca la carica batterica presente sui tessuti era nettamente superiore a quella presente su oggetti di uso quotidiano. I Norovirus, resistono sugli abiti anche 48 ore e potrebbero quindi facilmente infettare l’indossatore successivo.
Le possibilità d’infezione dopo aver indossato un abito sono basse, ma esistono. Nel corso di alcune malattie infettive o in caso di allergia, l’igiene degli indumenti personali e della biancheria di casa diventa particolarmente utile, perché contribuisce a migliorare lo stato di salute e a contenere la diffusione dell’infezione.
Inoltre, il rapporto “Raccomandazioni ad interim sulla sanificazione di strutture non sanitarie nell’attuale emergenza COVID-19: superfici, ambienti interni e abbigliamento”, coordinato dall’Istituto superiore di sanità (ISS), ha rilevato come sui tessuti, la presenza di particelle virali infettanti di SARS-CoV-2 sia più duratura nel tempo in tema di trasmissione dell’infezione, rispetto a molte altre superfici. Sono state rilevate fino a 1 giorno dalla contaminazione e solo dopo 2 giorni questi scomparivano.
Un recente studio del 2017 coordinato dall’INAL, “Contaminazione Microbiologica delle superfici negli ambienti lavorativi”, in collaborazione con il Laboratorio di Prevenzione e ATS della Brianza e Laboratorio di Igiene e Virologia ambientale dell’Università di Pisa, focalizza la sua attenzione sul controllo dello stato igienico dei principali veicoli di contaminazione microbiologica, con cui i lavoratori sono in contatto nello svolgimento delle loro attività.
In ambito sanitario, i dispositivi medici riutilizzabili necessitano di un idoneo trattamento di disinfezione e sterilizzazione prima del loro successivo utilizzo. Articoli critici sono ad esempio dispositivi destinati al contatto con tessuti normalmente sterili o col sistema vascolare; sono correlati a un alto rischio di trasmettere infezione; la metodica delle piastre a contatto è stata utilizzata anche per confrontare la contaminazione microbica di indumenti da lavoro convenzionali indossati da personale sanitario, ossia camici o guanti in lattice.
Lo stesso studio conferma come soluzioni concentrate di perossido d’idrogeno (6% ed oltre) siano un potente biocida sui materiali inanimati, sono estremamente reattive e ossidanti.
Lo dimostra la ricerca realizzata dall’ Istituto di Ricerca Tessile e Cooperazione industriale (INTEXTER), membro del Centro di Innovazione Tecnologica dell’UPC (Universidad Politécnica de Cataluña) e coordinata dal microbiologo Jordi Moratò, coordinatore della cattedra universitaria UNESCO di Sostenibilità, un centro internazionale di eccellenza, dedicato alla sostenibilità applicata alla trasformazione su scala locale e regionale.
Nello specifico, si sono esaminate le capacità di disinfezione del dispositivo Wellisair su diversi tipi di tessuti. I test sono stati effettuati dal Laboratorio di microbiologia ambientale e sanitaria (MSMLab).
Tempo di disinfezione | Lino | Camici Monouso | Poliestere | Polipropilene |
1 ora | 96.50% | 99% | 99% | 99% |
2 ore | 99.99% | 99.99% | 99.99% | 99.99% |
Il purificatore d’aria Wellisair è stato testato all’interno di due cabine (dimensioni: 1x1x1 metri), utilizzando una per i test con il dispositivo WELLISAIR e l’altra cabina per i test di controllo senza il dispositivo.
L’analisi è stata effettuata su tessuti differenti utilizzando 3 cartucce con 3 diversi principi attivi, per confrontare la sua efficacia contro l’Escherichia coli.
Perché l’Escherichia coli?
Un numero molto ridotto del ceppo nocivo di batteri di E. Coli (STEC) è sufficiente per provocare l’infezione nell’essere umano. L’infezione dai ceppi nocivi dell’Escherichia coli, può risultare molto pericolosa soprattutto per i bambini piccoli e gli anziani, che possono sviluppare una forma di insufficienza renale pericolosa per la vita chiamata sindrome emolitico uremica.
L’infezione si trasmette prevalentemente attraverso il consumo o la manipolazione di cibi contaminati e attraverso il contatto con animali infetti.
Se l’igiene non è corretta e continua, si può trovare anche sulla superficie dei tessuti; uno studio della London School of Hygiene and Tropical Medicine conferma che lavaggi a temperature dai 40-60 °C in su abbattono i 100 milioni di Escherichia coli , Norovirus, Salmonella o Staphylococcus aureus che si accumulano anche nelle nostre lavatrici.
L’ulteriore trasmissione da persona a persona è possibile in caso di stretto contatto (in ambito familiare, nei centri di assistenza all’infanzia, nelle case di cura, ecc.)
Risultati
I risultati dimostrano quindi come Wellisair sia in grado di distruggere il batterio in sole 2 ore di attivazione, su una varietà di tessuti, anche molto comuni in ambito ospedaliero /sanitario.